Parma, 14 agosto 2022
Agosto 14, 2022Parigi, 21 agosto 2022
Agosto 21, 2022Parigi, 20 agosto 2022
Non avevo mai capito fino ad ora perché tutti dicessero che Parigi è la città dell’amore. Ora ho capito. Tour Eiffel illuminata. Un tramonto rosa. Pura poesia. Finisci persino per diventare la colonna sonora di una proposta di matrimonio di due innamorati che si sposeranno a Città del Messico. L’emozione è difficile da descrivere. Parigi, sei poetica.
@iosonolotta Non avevo mai capito fino a ora perché tutti dicessero che Parigi è la città dell'amore. Ora ho capito. Ne ho le prove. Tour Eiffel illuminata. Un tramonto rosa. Era poesia. Finisci persino per diventare la colonna sonora di una proposta di matrimonio di due innamorati che si sposeranno a Città del Messico. L’emozione è difficile da descrivere. Parigi, sei poetica. Presto scriverò ancora di te. *** I had never understood until now why everyone says that Paris is the city of love. Now I get it. I have proof. Tour Eiffel illuminated. A pink sunset. It was poetry. It even ends up becoming the soundtrack of a marriage proposal of two lovers who will get married in Mexico City. The emotion is difficult to describe. Paris, you are poetic. I'll be writing about you again soon. And you, have you ever experienced similar experiences in this city of wonders? ——————————————- • @andrea.dellarocca • #lotta #detonazione #detonazionetour2022 #lottaforchange #music #tour #paris #france #toureifel #environment #revolution ♬ Je veux - Zaz
Milano, stazione completamente bagnata, ancora un po’ di pioggia cadeva. Non era proprio la partenza che immaginavo. Il viaggio di 12 ore si avvicinava. Con me il contrabbasso, la cassa, tantissimi sogni e Andrea, alias Jonny (@andreadellarocca__) il mio compagno di viaggio. Dovevo studiare “Detonazione” in inglese, finora mi ero esibita solo in italiano. Ma cavolo, ero agitatissima sul treno, non riuscivo a stare ferma. Carica a pallettoni! Neanche il tempo di arrivare nella capitale francese che iniziano coincidenze alle quali ancora ora non riesco a credere. Sul treno Zurigo – Parigi un signore ha trovato appoggiato accanto al suo posto il nostro gigante, il contrabbasso. Sulle prime, ho pensato: “ecco adesso si lamenterà” e invece ho visto nei suoi occhi stupore e curiosità. Ha iniziato a guardarsi intorno alla ricerca del proprietario di quello strano bagaglio. Sulle prime ho pensato di far finta di dormire per evitare la scena di poco prima nella quale un passeggero cercava di consigliarmi di tenerlo in piedi, continuava a dirmi “UP UP” e io non capivo se volesse metterlo nella cappelliera dei bagagli dove a stento sarebbe entrato l’archetto, poi ho capito che suggeriva di tenerlo in piedi per fargli occupare meno spazio e così facemmo, appoggiandolo a fianco al posto vuoto che da lì a poco sarebbe stato occupato dal passeggero incuriosito.
Continuava a osservare lo strumento e poi a guardarsi intorno. Poi mentre passo per andare in bagno, mi chiede se è il mio.“sì, sì, è il mio.” Non avrei mai immaginato la sua reazione. “Anche io sono un contrabbassista.” – Silenzio – Io: “Un contrabbassista? ma davvero? e dove suona?” Incredibile, ma sicuramente suonerà jazz, impossibile che anche lui sia un musicista classico. “Suona Jazz o Classico?” la risposta è stata: “Classico. … Ho suonato per 10 anni nell’orchestra di Abbado”.
Il mio cuore è andato a mille, non sapevo cosa dire, mi trovavo di fronte a un Contrabbassista con la C maiuscola e vederlo seduto di fianco al mio contrabbasso (in verità è quello di Nicolò, il migliore amico, ma questa è un’altra storia) mi ha totalmente catapultata nelle storie fantastiche di quei film francesi che ho sempre trovato poco credibili, un misto tra “Il favoloso mondo di Amelie” e “Hugo Cabret”.
“Suona Jazz o Classico?” la risposta è stata: “Classico. … Ho suonato per 10 anni nell’orchestra di Abbado”.
Il mio cuore è andato a mille (…) mi ha totalmente catapultata nelle storie fantastiche di quei film francesi che ho sempre trovato poco credibili, un misto tra “Il favoloso mondo di Amelie” e “Hugo Cabret”.
Tornata in me, ho iniziato una piacevolissima chiacchierata con lui, conosceva Murelli, il mio maestro al Conservatorio, ci siamo scambiati gli Instagram, poi è sceso, mi ha salutato dicendomi che mi avrebbe scritto e si è perso nella folla.
Ed eccoci, Parigi. Su un ponte che solcava la Senna finalmente realizzo: ora sono io contro il mondo. Io e la mia Detonazione, basta. E ovviamente Jonny, fortunatamente, altrimenti ora sarei ancora alla Gare de Lyon. L’avventura ora era spostarsi con cassa, contrabbasso e attrezzature video in una città senza ascensori e senza scale mobili, ma ce l’abbiamo fatta.
La stanza dell’ostello-hotel è poco più grande del contrabbasso, ma è attrezzata con cucina e ogni tipo di comfort quindi abbiamo deciso di cenare a casa. Ebbene sì, questo non avrei MAI voluto scriverlo, ma la prima cena a Parigi è stata a base di spaghetti BARILLA al pomodoro. Scandalosi, ma eravamo distrutti.
La notte è dedicata ai social. È stato figo, ma anche strano, spesso mi chiudo a riccio per tenere i miei social e fare le storie, ma per la prima volta avevo una persona che era lì per aiutarmi.
La mattina dopo abbiamo fatto un giro sotto la Tour Eiffel. Incredibile, pazzesca, si merita tutta la fama che ha. Mi trovavo davanti alla cartolina più famosa del mondo. Devo ammettere che non mi aspettavo tanta maestosità, in fondo è una sorta di grande antenna di ferro, ma inutile dire che ha una poesia insita. Non so come, ma ce l’ha. Non le rende per nulla giustizia sgambettarle davanti per qualche real di insta, la mania di farsi foto con il cornetto e il cappuccino (non vegani) parigini, proprio no, davvero, davanti a lei si dovrebbe avere una riverenza maggiore.
Dio, che ansia! Lo stomaco era un nodo. Avrei dovuto esibirmi lì sotto? Ma chi sono io per esibirmi lì sotto? è troppo imponente.
Per stemperare la paura ci siamo dati appuntamento con la mia adorata Martina, anche lei in viaggio in Interrail e, ovviamente, l’abbiamo incontrata al Louvre. Penso sia la turista straniera che ha visitato questo museo più volte sin dalla sua fondazione. 23 volte… raga, 23! E ha 18 anni… La riconoscono le persone che lavorano lì. È di casa, anche perché in 23 volte non ha ancora finito il tour. E probabilmente non lo finirà prima dei 30 anni visto che davanti a ogni opera passa un tempo interminabile. Legge tutto, ogni singola parola delle descrizioni.
“Pranzo” insieme e poi destinazione Tour Eiffel per la prima. Non stavo bene perché mangiare vegano a Parigi non è semplice, sono stata persino male per un cappuccino che, a causa della caoticità dei bar parigini, non era di latte di mandorla… Non so se il mio corpo non sopportasse più il latte vaccino o se l’ansia da esibizione avesse preso il sopravvento, mi sentivo spappolata.
Decidiamo di prendere un taxi (elettrico). Abbiamo avuto l’incredibile opportunità di conoscere un uomo felice, davvero… dava delle vibes pazzesche. Francese, di origine Pakistana, un sorriso contagioso. Ci ha chiesto che cosa ci portava qui con quello strumento gigantesco, glielo abbiamo raccontato e mi ha chiesto di cantare qualcosa. L’ho fatto. Mi ha fatto i complimenti, ma mi ha detto che la sua cantante preferita rimaneva Beyoncé. Sfida accettata, gli ho detto che nello spettacolo avevo una canzone della sua artista, e gli ho cantato Freedom.
Si emozionò, più di prima, ancora più entusiasta. Sembrava un bambino. Ha detto che si sarebbe ricordato di me e che avrei dovuto fare lo stesso anche io anche quando un giorno sarei diventata famosa, perché certamente sarebbe successo perché “hai la voce viva”, continuava a ripeterlo. Mi diceva: “io lo so, ti vedrò agli MTV, nella tua voce c’è vita. Si sente che credi in quello che fai.”
Postazione pronta. Tour Eiffel alle spalle. I primi spettacoli li ho fatti in italiano. Non si fermò quasi nessuno. Se non per “Bella Ciao”
Non capivano il testo dello spettacolo… ovviamente… Di fronte alla Tour Eiffel una marea di francesi e di turisti stavano sdraiati a godersi il tramonto. Non c’è stata l’accoglienza di Parma, ma mettendomi nei loro panni non credo che mi sarei spostata dalla vista di quel panorama con sottofondo musicale. L’applauso non mancava mai alla fine di ogni canzone. Il cappello quindi non è andato benissimo, a parte i 5 Euro di una bambina, raccolta scarsa, ma le emozioni sono state davvero incredibili. Poi mi decisi, “lo faccio in inglese, è il momento”. Le persone iniziarono a capire, ad avvicinarsi, si incuriosirono. Molti scansionavano il QRCode e infatti i follower su IG sono cresciuti parecchio. ma soprattutto, la gente ballava, ballava sulla mia musica.
Un ragazzo era lì dall’inizio. Ha assistito a tutti gli spettacoli con volto agitato, sembrava nervoso. Mi spaventava quasi, poi alla fine dello spettacolo è venuto da me e mi ha chiesto se potevo cantare per lui. Stava per fare la proposta di matrimonio alla sua fidanzata e sarebbe stato felicissimo di avere la mia voce come colonna sonora del momento più importante della sua vita.
Rimasi di sasso, non canto mai sotto richiesta a mo di karaoke.
Non ho mai fatto nulla di simile e probabilmente se non fossimo stati in quello scenario da film, non l’avrei mai fatto. Ho accettato Thousands years di Christina Perri che avevo provato per gli spettacoli e di cui avevo la base, ma poi avevo scartato. Martina e Jonny erano al settimo cielo, io forse non capivo la situazione, ma cantai.
Mi emozionai persino io mentre lo facevo e ho sentito proprio il respiro di tutti. Erano tutti trepidanti per quello che stava succedendo e che appunto di solito succede solo nelle scene di quei film troppo sdolcinati di Netflix, che però tutti ci guardiamo quando siamo tristi e soli, sotto le coperte, sognando di vivere anche noi una cosa come quella. Ed eccola. Ero la loro musica.
La ragazza, fortunatamente, ha detto di sì e l’applauso ha raggiunto la punta della torre. Un’emozione che ricorderò per sempre. Qualche ora dopo via Instagram, è arrivato un invito al loro matrimonio. A Città del Messico. Penso che ci andrò.