Parma, 14 agosto 2022

A Parma la gente cammina a passo più lento. Una città abituata alla musica che non si stanca mai di ospitare chi riesce a movimentare il flusso lento e costante della vita dei suoi abitanti.

La gente passa per le grandi città, non si ferma, ti guarda come fossi uno dei tanti prodotti che sono esposti nelle vetrine dei negozi delle vie. Passa, rallenta, e prosegue. Sei uno dei tanti manichini in cui è esposto qualcosa da comprare. Ti osservano incuriositi, si fermano un istante e ripartono verso le loro destinazioni a passo veloce e sicuro, come fossero in eterno ritardo sulle tappe della loro vita.

Molto diversa la situazione nelle città più piccole. A Parma la gente cammina a passo più lento, sembra annoiata, la mente più aperta come fosse alla ricerca di qualcosa che la distragga dalla monotonia della giornata. Recepisce di più, è attenta, cerca qualcosa di diverso dalla regolarità del flusso quotidiano della vita in provincia. Diventa più facile arrivare a loro. Vedere così tante persone ferme di fronte a me ad ascoltare per l’intera durata dello spettacolo è stato incredibile.

Un signore si è fermato, ha preso una sedia dal bar chiuso dietro di me e si è accomodato di fronte a me. Ha seguito l’intero spettacolo. Era seduto e assorto. Dai suoi occhi si capiva che aveva visto tanto nella sua vita. Alla fine si è avvicinato, mi ha detto parole bellissime, mi ha consigliato di portare un brano di Edith Piaf a Parigi (gliela ricordavo, figurarsi!) e mi ha augurato buon viaggio. Un augurio che porterò con me in ogni tappa.

Parma, la città che mi ha visto muovere i primi passi nella musica, la città che mi ha accolta e anche quella che ha fatto da sfondo ai miei dubbi e alle mie paure più grandi.

Due ore prima dello spettacolo mi tremavano le gambe. Davvero. Avevo molta più ansia che a Milano perché ero nella “mia città”, nella città che mi ha visto muovere i primi passi nella musica, la città che mi ha accolta e anche quella che ha fatto da sfondo ai miei dubbi e alle mie paure più grandi. Ma quando iniziai, non esisteva più nulla, c’eravamo io e il mio messaggio. Avrei potuto trovarmi anche sulla luna. Mi divertii, mi emozionai, mi sentii viva. La paura non la ricordavo più. In molti si sono fermati ad ascoltare e a parlare alla fine. Una città abituata alla musica che non si stanca mai di ospitare chi riesce a movimentare il flusso lento e costante della vita dei suoi abitanti.

Gli scatti di Marco Zucchiatti sono riusciti a cogliere la poesia di ogni momento.

SHARE ARTICLE

Lotta

Musicista per passione, attivista per missione. Canto e suono il contrabbasso. Il mio cognome è Sarina. Il mio nome è Carlotta. Una parola che contiene in sé le mie due anime di Carli e di Lotta.