Praga, 25-26 agosto 2022
Agosto 26, 2022Venezia, 1-7 settembre 2022
Settembre 8, 2022vienna, 28-29 agosto 2022
Ultima tappa. Siamo arrivati alla fine del tour. Nella capitale dell’Austria, su un Danubio che tutto è fuorché blu sentivo le anime dei colossi che mi hanno cresciuta macchiarsi di rivoluzione.
Ultima tappa. Siamo arrivati alla fine del tour. In stazione, morti. Le ore di viaggio erano state complesse, più ore passavamo sul treno più diventava difficile incastrare il contrabbasso sui vagoni. Dovrebbe essere stato il contrario, e invece all’inizio eravamo attentissimi, controllavamo che non cadesse, che fosse stabile. All’ultimo lo prendevamo, lo lanciavamo sul treno e chi s’è visto s’è visto. Nicolò, perdonami (reminder: il contrabbasso non è mio).
Arrivati in hotel, panico. Panico assoluto. Per entrare serviva un codice, ma quale codice? Chiamiamo nell’ordine Anna, Ernesta, Marisandra, ma nessuno di loro sapeva nulla di questo benedetto codice. Non una reception, aveva chiuso mezz’ora prima del nostro fatidico arrivo. Nessuna traccia di un umano. Tra noi e la stanza, tra noi e il letto, un diavolo di codice. A un certo punto dalla disperazione iniziai a cantare, a canticchiare canzoni da Dolcenera di De André a ‘O surdato ‘nnammurato di Ranieri. Intanto Andrea collassava in un angolo.
A un certo punto un papà con la figlioletta si fermò davanti a noi e ci aiutò, chiamò in tedesco i proprietari dell’hotel e dopo qualche minuto di scambi in austriaco-tedesco-inglese-italiano, ecco magicamente apparire nella mia casella email il codice salva-vita.
Ne è valsa l’attesa. Quella non era una stanza d’hotel, era un appartamento bellissimo. Avevamo tutto lo spazio del mondo, un salotto, un mini balconcino, sala da pranzo, cucina, doccia, lavatrice, c’era davvero tutto!
Indovinate quale fu la prima cosa che abbiamo deciso di fare? un bel piatto di spaghetti. Continuammo Blanca: iniziava a mancarmi il mio Paese e vedere una serie ambientata tra Genova e Camogli mi faceva stare bene. Dalla stanza si vedeva la famosa ruota panoramica sotto la quale il giorno dopo avrei voluto portare lo spettacolo.
La mattina dopo capii subito che sarebbe stata una grande giornata perché riuscii a trovare, nell’ultima tappa del tour, il primo cornetto vegano. Tornati a casa abbiamo sentito Marisandra. Dovevamo fare un’intervista. Alla vigilia della fine del tour la gente iniziava a chiedersi “Lotta, ma che stai facendo in giro per l’Europa?”.
Quindi Mari ci ha condiviso 22 pagine di intervista. Non scherzo, 22 pagine. Andrea su due piedi trasforma l’appartamento e crea un set. Io intanto, in preda all’ansia, inizio a studiare e a ripassare tutto quello che avevo detto e che ora ritrovavo scritto, parola per parola, nero su bianco. La mia storia, la mia missione, il mio perchè, tutta la Detonazione in quelle 22 pagine da imparare (o meglio sistemare nella mia testa) in quel pomeriggio. Fuori pioveva. La maledizione di Praga a quanto pare non si era conclusa. Iniziamo a registrare l’intervista. Motore. Azione.
“Nella capitale dell’Austria, su un Danubio che tutto è fuorché blu sentivo le note di Mozart e Beethoven intonare musica rap. Contrasti estremi ai limite dell’impossibile. Sentivo le anime dei colossi che mi hanno cresciuta macchiarsi di rivoluzione. Contrasti estremi ai limiti della comprensione diventano per me fascino infinito. Ti aspetti la principessa Sissi con gli abiti imperiali incedere nei giardini Shönbrunn, invece incontri un’animalista in costume davanti alla Cattedrale. Rivoluzionari i messaggi dei graffiti sui muri. Questo il clima dell’ultima tappa. diventano normali in questa città dove termina il mio primo tour europeo.”
È stato strano. Pensandoci, io non avevo spiegato a nessuno quello che stavo facendo. Lo avevo solo scritto, provato e via, partita per Parigi.
Tutti i perché erano ancora nella mia testa. Il perché di Lotta Traviata, di 52 Stagioni e di Casa. L’intervista è stata utile e bella e vera. Una volta conclusa, la notte abbracciava Vienna e la nostra testa non poté che crollare sul letto.
Giorno 2
Buongiorno Vienna, fuori c’è il sole. E camminando entrammo a caso in una piccola chiesetta che si trovava incastrata tra palazzoni e vetrine. Mi ricordò la mia chiesetta, quella dove mi fermo quando sto a Milano. Entrammo e, da sogno, appena varcata la soglia, iniziò a suonare l’organista. Incredibile, sentivo la musica in ogni angolo della navata. Non vedevo il musicista, ma sentivo la musica arrivare da ogni direzione. Fu letteralmente mistico.
Dalla chiesetta raggiungemmo il Duomo di Santo Stefano e proprio lì davanti ecco Vienna Animal Save, animalisti in costume che manifestavano per i diritti di chi non ha voce, per i diritti degli animali. Una ragazza indossava un costume da bagno d’oro davanti alla chiesa bianca. Un modo originale per manifestare anche quello.
Vienna risuona in ogni angolo di musica classica, ma appena superato il Danubio tutto diventa più street, più urban. Dal marmo bianco scultoreo delle vie lastricate e ordinate improvvisamente si entrava in un mondo di graffiti, di voglia di rivoluzione spruzzata a spray sui murales. Una scultura bianca ricoperta di graffiti. Questa è Vienna e questa è anche quella che vorrei fosse la mia musica. Rivoluzione e conservazione uniti sotto un’unica bandiera, l’ambientalismo. Il mio messaggio, il mio perché. A Vienna colossi della musica classica, come Strauss e Mahler, incontrano la cultura Pop.
Ho Trovato questo murales “Climate Justice, ACT NOW”, mi sono piazzata davanti, letteralmente piazzata, anzi infilata, perché nella terra bagnata il mio contrabbasso si conficcò per terra e iniziai a suonare, iniziai a suonare lì davanti, le persone si fermavano, chiedevano, “cosa sta succedendo?”. Sembrava che quel murales fosse lì ad aspettare me. Una scenografia perfetta.
E poi lei. Quella scritta. Non poteva essere una coincidenza. Fine. In italiano, ma come? Questi segni sono importanti, ti dicono che tu dovevi essere lì, proprio lì, in quel preciso punto nel mondo. Saranno pure cavolate, qualcuno lo chiama destino, qualcuno caso o quant’altro, ma per me sono segnali che non puoi non seguire, vere e proprie bussole che ti stanno dicendo “È la strada giusta”. Non l’arrivo. Quella scritta era il mio Nord, bastava seguire il cammino.
Tornammo verso casa ma dovetti fare una pausa. Io ed Andrea ci fermammo in questo posto fighissimo, curatissimo per fare l’ultimo brindisi dopo l’ultimo spettacolo dell’ultima tappa. Dopo giorni passati carichi di contrabbasso, camera e cassa, ora eravamo leggeri, avevamo finito e tutto quello che avevamo sognato, l’avevamo fatto.
Decidiamo che l’ultima sera sarebbe stata diversa: si vanno a vedere i Kaiser Orchester. Si sarebbero esibiti in un hotel e io non vedevo l’ora di riascoltare un po’ della “mia” musica. Eravamo nella sala dell’Hotel elegante e sontuosa. Musicisti di livello. Mi ricorderò della clarinettista, era veramente brava. Non avevo mai visto un balletto dal vivo. E farlo la prima volta in quella sala, tutta bianca nel centro di Vienna, era spettacolare. Ammetto però che l’Italia iniziava proprio a mancarmi. Quel momento era stato carico di nostalgia, volevo l’orchestra, volevo il Conservatorio.
Un paio di lacrime in camera l’ultima sera, ma come mi son ripetuta mentre guardavo dalla finestra la ruota panoramica che girava “Questo è solo l’inizio “
Buonanotte, domani si riabbraccia l’Italia.