Parigi, 21 agosto 2022
Agosto 21, 2022Praga, 25-26 agosto 2022
Agosto 26, 2022Berlino, 22-24 agosto 2022
Luci, motore e azione. Ho suonato e cantato davanti al Duomo. Paura svanita. C’ero solo io con il mio messaggio. Prima appartati in un angolo, poi sempre più spostati di fronte a quella maestosità luterana.
Sveglia presto a Parigi. Prendi tutto! Corri. Arrivi in stazione. Abbiamo tempo. Colazione? Nulla di vegano. Bene, niente colazione. Treno. Francoforte. 4 Minuti per fare il cambio. Corri. Ho dimenticato lo zainetto della biancheria. Niente. Che ansia! Corri.
Ed eccola! Berlino.
È violenta e ci ha accolto grigia. All’inizio mi ha spaventata. In Alexanderplatz la risposta dei poliziotti al “si può suonare qui?” è stato un secco, freddo e categorico “NO!”.
Le persone nelle strade sembravano in sintonia con il grigiore. Anche il viaggio in taxi è stato in linea con questi colori. Il nostro termometro del clima umano sono i taxisti: il pakistano solare rappresentava perfettamente l’aspetto esteriore di Parigi, esattamente come quello tedesco che non ci ha rivolto una sola parola per tutto il tragitto. Ha caricato il contrabbasso come se fosse una normale e insignificante valigia, incurante della strana forma e dimensione, penso che non avrebbe reagito neppure se al posto dello strumento avessimo trasportato una bara. Il primo effetto a contrasto con quell’accoglienza nera è stato l’hotel. Prima stranissima coincidenza, il quadro all’entrata. Tra tutti gli hotel di Berlino il nostro aveva il quadro di una donna con sulla schiena una faretra e il suo arco. Strano, no? Non so se vi ho mai parlato della mia divisa da concerto: vestito second hand e una faretra per il mio arco.
Il grigio iniziava a mischiarsi con le tinte oro della hall. Il messaggio che passava era accogliente, quel luogo sembrava volersi scusare del grigio dell’esterno. La ragazza che ci accolse aveva un bel sorriso.
Una seconda coincidenza che, tra parentesi, ci è capitata anche a Parigi sono le coccinelle. Sul letto. Quel minuscolo insetto colorato ci accoglieva ogni volta.
La nostra prima uscita perlustrativa non poteva che essere ad Alexanderplatz. Una piazza che contiene l’Orologio del tempo del mondo che mostra l’ora in ogni parte del globo, ma anche la sede della polizia, la torre della televisione. Una piazza che è un simbolo per aver ospitato manifestazioni, soprattutto quella contro il regime politico della Repubblica Democratica Tedesca.
Luci, motore e azione. Ho suonato e cantato davanti al Duomo. Paura svanita. C’ero solo io con il mio messaggio. Prima appartati in un angolo, poi sempre più spostati di fronte a quella maestosità luterana.
Una manifestazione, per l’appunto, era in corso anche quando ci siamo passati noi. Contro la guerra in Ucraina. Corsi verso la macchina in testa per sentire quali canzoni stessero utilizzando per esigere la pace, ma non ne capii il testo tra i fischi e le grida della folla.
La piazza è fredda, ma se ne percepisce un’energia potentissima. Elettricità. Altro aspetto incredibile è quanto sia diffusa la cultura vegana. Tutti i bar e tutti i ristoranti offrono cibo vegano. Non che la cucina sia un granché, ma l’attenzione a vegetariani e ai vegani è ai limiti del maniacale. Pensate che a Valentina, un’amica di Andrea che ci fece da guida nella capitale, non hanno dato un appartamento perché non era vegana.
Sotto il nostro hotel un bellissimo e coloratissimo ristorante indiano era posizionato su una sorta di barca. Si è mangiato bene. Certo non cibo tedesco, ma non è che, come dicevo, la Germania brilli per la sua cucina tradizionale.
Di sera abbiamo lavorato sui social. In Italia ogni sera dedico un’oretta a Instagram ed è sempre un momento di isolamento e solitudine. Diverso qui. Lavoro con Andrea, lui si occupa dei video, ci confrontiamo, talvolta chattiamo con Mari e talvolta nella chat dedicata con Christian e Massimo. Il confronto con chi ci segue e aiuta da casa rende questa azione collettiva. Mi rendo conto che la mia vita sarà comunicare Lotta così, giorno per giorno, durante la sua crescita, la mia crescita. E’ bello.
La vista dal sesto piano del nostro hotel mostra una città di grandissimi palazzi, il colore è solo dell’intero, ma capiamo da quella vista che il calore trapela dalle storie che quella città custodisce, dalla cultura cosmopolita di cui trasudano le sue vie, dall’innovazione e dall’essere trend setter su ogni ambito, cibo compreso. Si respira futuro e l’odore ci piace.
La mattina dopo: sole. Sembrava di essere in un’altra città. E qui altro contrasto, con il grigio un sacco di belle sorprese, con il sole tutto chiuso, ma perché era tutto chiuso? Nemmeno un bar, ma era martedì. Perché tutto chiuso martedì? … abbiamo dovuto comprare la colazione in un supermercato. Abbiamo deciso di spostarci da questo quartiere un po’ morto affittando un’auto elettrica, era bello sfrecciare in una città completamente sconosciuta, solo non sono riuscita a domare i bluetooth tedeschi e quindi ci siamo sorbiti le selezioni delle loro radio quando io avrei voluto la mia colonna sonora.
Prima tappa: Porta di Brandeburgo, appena l’ho vista ho realizzato di essere in Germania. Ho sentito in quel momento la forte esigenza di suonare, ho tirato fuori il contrabbasso e ho iniziato ad accordarlo. Le persone si fermavano, qualcuno ci chiedeva se poteva fare foto. Ma stavo solo accordando lo strumento…
Quella porta era un simbolo. Il simbolo non solo di Berlino, ma dell’intera Germania. Un Paese dalla fama complessa, dai forti contrasti, dalle tonalità chiare o scure. Mi chiedo come possa essere stata la città separata da un muro.
Altra emozione intensa al Memoriale. Mi veniva in mente la colonna sonora di Schindler’s List, avrei voluto suonarla lì per rivivere con le note di quel film il dramma di quel luogo, ma poi quando sono arrivata l’unica colonna sonora possibile è stato il silenzio. Il silenzio è l’unica musica per quel luogo. Non potevo romperlo con nulla. Un luogo forte nella sua geometrica linearità.
Poi siamo andati a trovare Valentina, una cara amica di Andrea che ha lavorato con lui in vari set. Ero in ansia, tesa come le corde del mio strumento, (capitava spesso durante il tour) avevo paura di non essere socievole perché la durezza dei No tedeschi, il grigio, la commozione di quelle 2.711 stele di cemento mi avevano provato. Ho sempre ansia prima di un concerto, ma quella sera, in quella città, mi pareva di averne ancora di più. Sentivo tutto statico. Nulla vibrava con la mia voglia di rivoluzione. La stanchezza non aiutava.
Per fortuna Valentina è meravigliosa e ci ha portato a pranzo in un ristorante pazzesco, ci voleva un po’ di distrazione prima di suonare in un luogo tanto particolare. Ho mangiato il miglior hummus della mia vita e deciso di tornare in quel ristorante nella mia prossima volta nella capitale tedesca. Hummus&Friends ci rivedremo!
Abbiamo conosciuto diversi artisti di strada, una cantante molto brava e un trio di archi, viola, violino e violoncello, ma quando mi sono presentata l’effetto è stato identico a quello del taxista, ricordate? Ecco uguale. Come nulla fosse. Indifferenza pura.
Tornata a casa, sono letteralmente crollata …mi sono svegliata alle 17.30 proprio quando dovevamo uscire per andare a fare lo spettacolo. Che crollo. Ero agitatissima, come avrebbe reagito una città così fredda? Per fortuna sarebbero venuti anche due amici con Valentina, Non che la cosa mi alleviasse la tensione, avevo paura di deluderli.
In scena non andavo senza caffè! Non ci crederete e non me ne vogliano i napoletani, ma il caffè che ho bevuto era spaziale. Caffeina e alcuni raggi di sole che avevano bucato il grigiore, mi hanno dato una scossa di adrenalina pazzesca. L’aria a Berlino è fresca e ho iniziato a trottare verso la mia postazione. Andrea aveva finito di montare tutto. Cazzo, dovrò una statua a sto ragazzo!
Luci, motore e azione. Ho suonato e cantato davanti al Duomo. Paura svanita. C’ero solo io con il mio messaggio. Prima appartati in un angolo, poi sempre più spostati di fronte a quella maestosità luterana.
Finito. Respirai. Il cielo si abbassava dietro il Duomo. Non mi ero accorta nemmeno che ormai la luce fosse sparita. Gli amici di Valentina e Andrea avevano un bel sorriso sul volto quando conclusi, era piaciuto lo spettacolo, più di tutto il primo atto. Il più personale .Questa cosa, da un lato mi fa pensare, dall’altro mi fa piacere. Credo che alle persone piaccia sapere della storia di un’altra persona, devo considerarlo. Sono sicura che Casa piacerà perché comincia con una storia d’amore. Forse devo pensare a un taglio più umano anche per quello sul fast fashion. Ci rifletterò.
Mentre tornavamo in hotel, spingevo la cassa e il contrabbasso come se le ruote fossero ali, ero leggerissima ora. Mi ero levata di dosso ogni paura con quel concerto. Non abbiamo fatto un gran cappello perché a Berlino c’è un artista di strada a ogni angolo di strada, ma l’energia, quella sì, era a mille.
Cena Thailandese. Eh sì, non saprò mai cosa mangiano i tedeschi, ma la cena è stata bellissima. Siamo stati in compagnia di Valentina, il suo fidanzato Gabriele e una loro amica, Zoe. Fanno tutti mestieri creativi nel mondo delle arti visive, una fotografa, un videomaker e un’assistente di dizione. Ho scoperto che anche sul set esiste una forte gerarchia, come nelle orchestre. Molto interessante entrare in mondi che non conosco.
Abbiamo anche parlato della città e delle sue contraddizioni, un posto bellissimo che di notte si trasforma e si riempie di stupefacenti, una zona meravigliosa in cui vivere praticamente all’interno di un bosco, si, ma era il bosco di un cimitero. Berlino è così. Per questo mi viene in mente la storia di Alice nel Paese delle Meraviglie nella versione persino precedente di quando il titolo si riferiva alle Avventure Underground. Berlino è una città underground. La sua anima è sempre a forti contrasti. Non ama il neutro. Eppure proprio quel miscuglio strano mi da carica, sentivo che le mie parole e la mia musica lì avevano ancora più senso che altrove. Non so spiegare bene perché.
Traumatico il viaggio da Berlino a Vienna, i treni non sono fatti per passeggini e contrabbassi, ma questa è un’altra storia che racconterò nel post su Praga.