Perché 52 STAGIONI
Luglio 14, 2022Perché Detonazione
Luglio 16, 2022IL PERCHÉ DI LOTTA TRAVIATA
(Detonazione atto I)
Mi pareva assurdo passare ore a perfezionare la tecnica sullo strumento con il mondo che là fuori bruciava. Ogni minuto passato sugli studi o sul repertorio mi pareva un minuto rubato al pianeta, alle manifestazioni, al cambiamento.
“Lotta Traviata” parla di me. All’inizio, quando ho deciso di fare musica mia, il mio nome d’arte sarebbe dovuto essere Traviata, come rimando alla mia vita da orchestrale e al fatto che volessi traviare la musica classica in qualcosa di più pop un domani. Ci sto lavorando. Cerco sempre di inserire rimandi a quel mondo nella mia musica. Lo faccio anche nello spettacolo.
Quindi il primo atto racconta della mia passione per il canto che mi fece incontrare il contrabbasso. Scelsi uno strumento non convenzionale, qualcosa di bello e immenso, mi travolsero le sue note gravi. Avevo le mani abbastanza grandi, quindi, nel 2016, la nostra storia iniziò.
Da subito mi divertii. Poi arrivò lo studio più serio e le vesciche sulle mani. C’erano giorni in cui non riuscivo a far due note. Mi abbattevo un po’, ma poi mio padre mi mostrava le sue mani piene di calli e mi diceva “Non me li sono mica fatti in un giorno, insisti, arriveranno”. Buone notizie. Arrivarono.
La crisi è arrivata quest’anno. Mi pareva assurdo passare ore a perfezionare la tecnica sullo strumento con il mondo che là fuori bruciava. Ogni minuto passato sugli studi o sul repertorio mi pareva un minuto rubato al pianeta, alle manifestazioni, al cambiamento. Era di quello che volevo occuparmi. E dato che il tempo stringe, ho scritto “Lotta Traviata” una premessa iniziale, una presentazione, una presa di posizione.
“Non faceva per me. Perché suono? Perché la musica?
Guardandomi intorno vedevo le sorti del pianeta marciare verso un baratro a forte velocità. Suonare sembrava una distrazione alla fine del mondo. Un’attesa felice prima del boom.
Partii per Strasburgo per manifestare davanti al Parlamento Europeo. Scesi in piazza a gridare per avere un futuro.
Ma mi resi conto che le mie grida non venivano ascoltate.
Un giorno al posto di urlare, cantai. Vidi negli occhi di chi era lì che ciò che dicevo veniva ascoltato.
La mia musica avrebbe dato voce alla mia Lotta.”
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