Strasburgo, 6 luglio 2022
Luglio 6, 2022Perché 52 STAGIONI
Luglio 14, 2022IL PERCHÉ DI CASA
(Detonazione atto III)
Non rendiamo la Terra nostra nemica. È la nostra unica casa. Se non agiamo subito (chissà quante volte avete sentito questa frase) diventerà ostile. Lei stessa innescherà un sistema di autodifesa. Alluvioni, incendi, inondazioni, uragani. Non avremo scampo. Ed è per questo che dobbiamo intervenire.
da Detonazione | Atto II | 52 Stagioni
Da sempre l’ambiente è stato parte fondamentale della mia vita. Sono nata e ho vissuto fino all’ultimo anno del Liceo in una collina a Salsomaggiore Terme. Trasferendomi a Milano per studiare al Conservatorio, mi mancava tantissimo la collina e il bosco. La cercavo costantemente, andando a pulire i parchi come facevo con i Monnezzari di Parma e cercando ogni angolo nascosto di questa grande metropoli che mi consentisse di stare un po’ nel verde e di sentirmi a casa. Non passava giorno senza dedicare almeno un po’ di tempo alla pulizia di qualche giardino o di qualche parco, mi faceva stare bene. La città è immensa, ma mi piaceva concentrarmi nello spazio limitato intorno a me.
Scoprii che davanti a casa mia c’era un orto condiviso e iniziai a lavorare con i volontari che lo gestivano, imparai a potare le piante, a migliorare il modo di fare la raccolta differenziata, a fare il compost, il lombricaio, le staccionate e così via. Mi insegnarono tante cose sulla natura e provarono a rendere un po’ più verde il mio proverbiale pollice che tutto è fuorché di questo colore. L’orto era gestito da Legambiente. Notai che organizzavano diversi eventi e manifestazioni alle quali cominciai a partecipare. Ci andavo sempre da sola perché al Conservatorio non avevo amici con la mia stessa passione.
Il primo evento a cui partecipai, ironia della sorte, fu davanti al Teatro Alla Scala dove gli ambientalisti di Animal Save Movement, Plant Based, Fridays for Future, Legambiente erano tutti riuniti davanti al luogo simbolo della musica classica e della cultura italiana per denunciare che stavamo letteralmente giocando a rIsiko con il pianeta.
Fu solo l’inizio. Notai che ero molto più felice quando ero nell’orto o in manifestazione rispetto a quando passavo ore a provare a far scorrere archetto e dita sulle corde del mio contrabbasso.
Iniziai a leggere l’ambiente, lessi moltissimo. Quando ero giù di morale andavo in libreria nel reparto, sempre troppo piccolo, dedicato all’ecologia, prendevo un libro a caso e iniziavo a leggerlo, lo compravo e lo finivo a casa. Solo studiare di questo argomento mi faceva stare bene. Tanto che pensai di lasciare il Conservatorio per studiare Ecologia. Una crisi esistenziale da ansia ecologica veramente forte. Più leggevo e più avevo fame di lettura. Iniziai a cambiare la mia dieta, iniziai a togliere la carne e poi pian piano sono diventata vegana. Un documentario mi ha portato a questa decisione, SEASPIRACY, dopo averlo visto ho pensato che non potevo più mangiare animali. Ho cambiato modo di vestire, ho iniziato a spostarmi in modo diverso, iniziai a frequentare eventi di scambio o di second hand … ogni aspetto della mia vita diventava l’occasione per impegnarmi per l’ambiente. Persino le foto. Ho partecipato a un po’ di shooting nella metropoli e a tutti i fotografi dico sempre “O vesto second hand o non poso”
Qui nasce “Casa”, il terzo atto. riprendendo il discorso di Greta Thunberg “Dobbiamo comportarci come se la nostra casa stesse bruciando”. Il colpo finale della mia detonazione, non poteva che essere questo.
Ed eccomi qui con zaino, cassa e contrabbasso pronta a portare Detonazione, la mia manifestazione artistica, nelle piazze.
Nel greto del fiume Parma dove tornavo ogni tanto a raccogliere i rifiuti con i Monnezzari ho conosciuto Emilio Tanasi, un fotografo bravissimo che mi ha proposto di fare uno shooting e da allora altri fotografi mi stanno chiamando. Anche le foto diventano per me occasione di impegno. Iniziai a sognare di prestare la mia immagine per la causa second hand. Chiedo sempre, infatti, di fare foto in luoghi significativi per la natura e di vestire solo second hand. Non poserei mai per un marchio di moda fast fashion o senza la possibilità di utilizzare le foto a fini ambientali. Un altro documentario fondamentale fu SUPERARE I LIMITI. Quando lo riguardai con mio padre, lui disse: “ci sarebbe da farci uno spettacolo”. Quelle parole mi risuonano ancora oggi. Da lì a un mese avevamo abbozzato la prima delle tre pièces teatrali, quella dedicata all’Ambiente che mostrai in super bozza alla Civil Week di Milano al parco Sempione in una iniziativa di Urban Nature e nella chiesetta sconsacrata di San Carlo alle Rottole, dove Mirandola Comunicazione, l’agenzia dei miei genitori, grazie a Paolo Iabichino aveva deciso di ospitare una sfilata di moda second hand di Clothest. Fu sintonia assoluta. Io cercavo un brand a cui dedicare il mio lavoro, loro avevano bisogno di qualcuno che li aiutasse a diffondere la loro causa. Da lì diventai la loro ambassador perché non esisteva nulla di più importante per me e capii che la mia musica poteva essere messa al servizio delle cause importanti. Iniziai a scrivere il secondo spettacolo sul second hand e poi il terzo sul perché della mia musica.